Vangelo del giorno: 27 maggio

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Dal Vangelo secondo Marco (10,46-52)

   In quel tempo, mentre Gesù partiva da Gèrico insieme ai suoi discepoli e a molta folla, il figlio di Timèo, Bartimèo, che era cieco, sedeva lungo la strada a mendicare. Sentendo che era Gesù Nazareno, cominciò a gridare e a dire: «Figlio di Davide, Gesù, abbi pietà di me!».
Molti lo rimproveravano perché tacesse, ma egli gridava ancora più forte: «Figlio di Davide, abbi pietà di me!».
Gesù si fermò e disse: «Chiamatelo!». Chiamarono il cieco, dicendogli: «Coraggio! Àlzati, ti chiama!». Egli, gettato via il suo mantello, balzò in piedi e venne da Gesù.
Allora Gesù gli disse: «Che cosa vuoi che io faccia per te?». E il cieco gli rispose: «Rabbunì, che io veda di nuovo!». E Gesù gli disse: «Va’, la tua fede ti ha salvato». E subito vide di nuovo e lo seguiva lungo la strada.

Medita:

“Gesù, abbi pietà di me.” Sono le parole del cieco, le parole dei lebbrosi … le nostre. Con questa semplice preghiera riconosciamo le nostre povertà personali e sociali, e non chiediamo a Gesù nulla di concreto. Pregare “Abbi compassione di me” è dire “Dammi quello che vuoi, puoi fare tutto, sai meglio di me quello di cui ho bisogno”. Possiamo pregare facendo nostri i sentimenti e le parole del cieco Bartimeo.

Quali sono i nostri punti ciechi? Il nostro aspetto va bene? Come guardiamo a Dio, come Padre? Vediamo i nostri fratelli e sorelle nelle persone? Cosa vediamo nel denaro e in altre cose? Chiediamo a Dio la luce per scoprire e riconoscere la nostra cecità personale, familiare e sociale.

A volte crediamo che la nostra cecità, la nostra povertà siano solo un ostacolo, una disgrazia. E abbiamo la sensazione che riconoscere la nostra miseria ci sprofondi, ci annulli. Al contrario. Se non siamo consapevoli della nostra debolezza, come possiamo capire e perdonare la debolezza degli altri? Se non riconosciamo che a volte non abbiamo nulla di buono da offrire a Dio, come faremo a sperimentare che Egli ci ama liberamente? Chi si umilia sarà esaltato, dice Gesù.

Eccomi, Signore

come il cieco sul ciglio della strada

–Stanco, triste, annoiato,

sudato e polveroso,

senza chiarezza e senza orizzonte-;

mendicante per necessità e mestiere.

Signore, lascia che veda i tuoi sentieri.

Fa che veda, Signore, le vie della vita.

Signore, prima di tutto, lascia che veda il tuo volto,

i tuoi occhi,

il tuo cuore.

Prega:

Ringrazio Dio per la sua compagnia, per i suoi insegnamenti, per la sua forza …

Termino recitando il Padre Nostro o un’altra preghiera spontanea.

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